Quando c’è bisogno di chiamare un avvocato per separazione a Bologna
Quando un matrimonio giunge al capolinea, è sempre difficile prendere consapevolezza della conclusione di un rapporto: affrontare la fine di un amore non è semplice, ma al di là del dolore emotivo a cui si deve far fronte è necessario preoccuparsi anche delle conseguenze pratiche che ne derivano. Che si tratti di pensare all’assegno di mantenimento, all’affidamento dei figli o a qualunque procedura legale, è indispensabile essere consapevoli delle proprie possibilità e dei propri diritti: per questo è consigliabile chiedere il supporto di un professionista come Sergio Armaroli, avvocato per separazione a Bologna, così da non farsi trovare impreparati.
Il divorzio non è la separazione
Prima di tutto, è bene tenere presente che la separazione e il divorzio sono due realtà ben diverse: la prima è propedeutica al secondo, nel senso che nel nostro Paese, a differenza di quel che avviene altrove, non è possibile optare per il divorzio diretto. Attenzione, comunque: se è vero che la separazione è un passaggio indispensabile e inevitabile per il divorzio, ciò non vuol dire che dopo essersi separati si sia costretti a divorziare: volendo i coniugi possono arrivare a una riconciliazione.
Quali sono le scelte possibili per una separazione consensuale
Contattando un avvocato per separazione a Bologna si può verificare che sono diverse le scelte possibili a disposizione nel caso di una separazione, a seconda che la stessa sia conflittuale o consensuale. Nel caso di una separazione consensuale, infatti, marito e moglie sono in grado di arrivare a un accordo da soli, o comunque con il supporto dei rispettivi avvocati. La presenza dei legali dipende dal tribunale, ma non è escluso che uno stesso avvocato possa lavorare per tutti e due i coniugi. L’accordo che viene ricavato prevede l’affidamento dei figli condiviso, fermo restando che la prole sarà collocata in modo prevalente presso un genitore mentre l’altro potrà sfruttare il diritto di visita. La casa familiare, di solito, rimane al coniuge che ha la locazione. Una volta che l’accordo è stato raggiunto, anche con la definizione di un contributo necessario per il mantenimento dei figli, le parti confermano la negoziazione in tribunale.
Un’altra strada che si può percorrere è quella della negoziazione assistita: lo scopo è sempre quello di arrivare a una separazione consensuale, ma in questo caso le parti non possono non essere rappresentate da un avvocato. La negoziazione ha dei tempi ben precisi che devono essere rispettati, che non possono essere inferiori a 1 mese né superiori a 3 mesi. Dopo che si è arrivati all’accordo, lo stesso viene presentato alla Procura della Repubblica: a questo punto il pubblico ministero controlla che l’accordo rispetti l’interessi di entrambi i coniugi, oltre che dei figli, e se l’esito è positivo fornisce la necessaria autorizzazione. Con l’autorizzazione, si provvede alla trasmissione dell’accordo al Comune di residenza della famiglia, in modo tale che la separazione possa essere annotata dall’ufficiale di stato civile. Da questo momento in avanti, le parti avranno a disposizione un tempo massimo di 6 mesi per chiedere il divorzio.
La pratica collaborativa e la separazione giudiziale
La pratica collaborativa è una pratica che è stata introdotta nel nostro Paese da poco tempo, e presuppone un cambiamento dell’impostazione del modo di affrontare la separazione. Chi intende optare per la pratica è tenuto a rispettare gli obblighi di impegno, di buona fede, di trasparenza delle informazioni e di riservatezza. Occorre tener presente, però, che nel caso in cui la pratica fallisca i clienti non possono essere patrocinati dagli avvocati nella causa contenziosa, a differenza di quel che avviene con la negoziazione assistita.
Infine, ecco il caso della separazione giudiziale, che si concretizza in presenza di una separazione conflittuale: come si può scoprire chiedendo informazioni a un avvocato per separazione a Bologna, in questa circostanza si presenta in tribunale un deposito di ricorso. Di fronte al giudice, in occasione dell’udienza presidenziale, si accerta che non sussista la possibilità di pervenire a un accordo; dopodiché con provvedimenti urgenti e provvisori si decide a quale dei due coniugi spettano l’affidamento dei figli, la casa e l’assegno di mantenimento della prole. Per quel che riguarda le tempistiche, in media ci vogliono più di 2 anni per arrivare alla conclusione del procedimento, sempre che non vengano introdotti testimonianze, consulenze o interventi di psicologi o psichiatri.