AVVOCATO MALTRATTAMENTI FAMIGLia IMPUTATI BoLOGNA

AVVOCATO MALTRATTAMENTI IN FAMIGLia IMPUTATI BoLOGNA arresto

AVVOCATO MALTRATTAMENTI IN FAMIGLia IMPUTATI BoLOGNA arresto
AVVOCATO MALTRATTAMENTI IN FAMIGLia IMPUTATI BoLOGNA arresto

 

Tribunale Pescara, 08/11/2022, n.2385

L’assenza di preordinazione e continuità delle condotte alla soggiogazione della persona offesa non consente di integrare il reato di maltrattamenti

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La contraddittorietà delle dichiarazioni della persona offesa, l’assenza dell’elemento della continuità nella condotta di prevaricazione, caratterizzata invece da singoli episodi di aggressività generica e non circostanziata connessa alla sola assunzione di stupefacenti e non al tentativo della p.o. di allontanarlo da tali assunzioni e no già dalla preordinata volontà di soggiogare la vittima, sono tutti elementi che non consentono di ritenere integrato il reato di maltrattamenti in famiglia.

Fonte:

 

 

 

 

Tribunale Udine, 12/09/2023, n.1448

Non ci sono maltrattamenti in famiglia se non vi è la riconducibilità in capo all’imputato di una serie reiterata di atti di vessazione e maltrattamenti nei confronti della moglie

È escluso il reato di maltrattamenti in famiglia se non sono emersi elementi di prova a sostegno dell’ipotesi accusatoria ovvero non è stata dimostrata la riconducibilità in capo all’imputato di una serie reiterata di atti di vessazione e maltrattamenti nei confronti della moglie, in grado di causare ai danni di questa sofferenze psichiche e fisiche, privazioni o umiliazioni fonte di disagio costante incompatibile con normali condizioni di esistenza.

 

Cassazione penale sez. VI, 28/09/2022, n.38336

Maltrattamenti in famiglia e qualificazione della nozione di convivenza

Sentenza 

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Ai fini della applicazione della norma incriminatrice dell’art. 572 c.p., di “convivenza” si può parlare solamente laddove risulti acclarata l’esistenza di una relazione affettiva qualificata dalla continuità e connotata da elementi oggettivi di stabilità: lungi dall’essere confuso con la mera coabitazione, il concetto di convivenza deve essere espressione di una relazione personale caratterizzata da una reale condivisione e comunanza materiale e spirituale di vita (nella specie, la Corte ha sottolineato che una convivenza durata circa tre settimane ma senza previsione di durata non poteva bastare per ipotizzare l’esistenza di un rapporto caratterizzato da uno stabile progetto di vita comune).

 

 

Corte appello Bari sez. II, 05/08/2024, n.2629

Per i maltrattamenti in famiglia è sufficiente il dolo generico, consistente nella coscienza e volontà di sottoporre il soggetto passivo a tali sofferenze in modo continuativo ed abituale

L’elemento psicologico nel reato di maltrattamenti ai fini della configurabilità del reato, non è necessario che l’agente abbia perseguito particolari finalità, né il comprovato proposito di infliggere alla vittima sofferenze fisiche o morali senza plausibile motivo, bensì è sufficiente il dolo generico, consistente nella coscienza e volontà di sottoporre il soggetto passivo a tali sofferenze in modo continuativo ed abituale. Pertanto i comportamenti dell’imputati, protratti per un considerevole lasso temporale, integrano il reato giacché l’uomo non si limitò a qualche sporadica ed isolata condotta, ma creò in danno della persona offesa un sistematico clima vessatorio, dal quale ella non poteva agevolmente distaccarsi, alla luce delle precarie condizioni economiche e

 

 

Cassazione penale sez. II, 25/09/2024, n.37166

MALTRATTAMENTI CONTRO FAMILIARI E CONVIVENTI – In genere

Sentenza 

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Ai fini della configurabilità del delitto di cui all’articolo 572 del Cp, integra il requisito della convivenza soltanto la coabitazione tra individui legati da una relazione qualificata da comunanza materiale e spirituale di vita e da aspettative di reciproca solidarietà, non già la contingente condivisione di spazi abitativi, priva di connotati affettivi e solidali, dovuta a mera amicizia. Nell’ambito delle relazioni interpersonali non qualificate, infatti, i concetti di “famiglia” e di “convivenza” vanno intesi nell’accezione più ristretta, presupponente una comunità connotata da una radicata e stabile relazione affettiva interpersonale e da una duratura comunanza d’affetti, che non solo implichi reciproche aspettative di mutua solidarietà e assistenza, ma sia fondata sul rapporto di coniugio o di parentela o, comunque, su una stabile condivisione dell’abitazione, ancorché non necessariamente continua (nella specie, caratterizzata dal rapporto tra semplici coinquilini, non connotato dalla minima relazione affettiva e fondato su mere esigenze legate alla pratica quotidianità, la Corte ha escluso potesse qualificarsi tale rapporto come “convivenza” se non violando il divieto di interpretazione analogica delle norme incriminatrici; per l’effetto, la Suprema corte ha annullata la sentenza limitatamente alla ravvisata sussistenza del reato di cui all’articolo 572 del Cp).

 

 

Cassazione penale sez. VI, 03/12/2024, n.44544

Maltrattamenti in famiglia, valutazione oggettiva del rischio di violenza domestica oltre la volontà della vittima

Sentenza 

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In tema di maltrattamenti in famiglia è ininfluente, ai fini del persistere del pericolo di condotte reiterative da parte di soggetto sottoposto a custodia cautelare per il reato commesso in danno del coniuge o del compagno, la sola manifestata volontà della persona offesa, in quanto occorre sempre effettuare una corretta valutazione e gestione dei rischi di letalità, di gravità della situazione, di reiterazione di comportamenti violenti, in un’ottica di prioritaria sicurezza delle vittime o persone in pericolo, che non può essere affidata alla iniziativa delle stesse.

 

Tribunale Nola, 09/09/2024, n.1274

Le continue intemperanze e le condotte vessatorie tenute durante il matrimonio integrano maltrattamenti

Sentenza 

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Ai fini della configurabilità dei maltrattamenti in famiglia è necessario che dai singoli fatti lesivi possa desumersi l’esistenza di un sistema di vita di relazione abitualmente dolorosa ed avvilente, consapevolmente instaurata dall’agente attraversa una condotta di sopraffazione sistematica nel confronti del soggetto passivo. Orbene, nel caso de quo le continue intemperanze e le condotte vessatorie di cui l’imputato si è reso protagonista nei confronti della moglie lungo tutto il corso della loro relazione coniugale (le scenate di gelosia, gli accessi d’ira, i grevi insulti, le minacce di morte, le reiterate, violente aggressioni), fino al momento della denuncia, appaiono, invero, valutate nel loro insieme, tali da integrare quel “sistema di condotte offensive”, consapevolmente instaurato dall’agente e connotato dai caratteri della durevolezza, continuità e sistematicità delle vessazioni, che è inderogabilmente richiesto, alla stregua del consolidato orientamento giurisprudenziale, ai fmi della configurabilità del delitto in esame.